Pensando a 007 come un personaggio inseguito da fans
piuttosto che da spie che lo vogliono morto, il primo ammiratore che più di
tutti balza alla mente è sicuramente il cinema; non il cinema organico di 007,
ma quello in senso stretto. Prova a prendermi è un film del 2002 di Steven
Spielberg con Leonardo Di Caprio; è la storia di un truffatore adolescente
molto furbo e pieno d’inventiva che ad un certo punto, nell’economia del film,
lo si vede da un sarto intento a farsi confezionare un vestito. Fin qui nulla
di strano, eppure il completo che in
quel momento Di Caprio sta provando è incredibilmente simile a quello portato
da Sean Connery in Goldfinger (1964), quello grigio chiaro con panciotto e
cravatta nera, per intenderci. Ogni dubbio cade definitivamente non appena il
sarto dice a Di Caprio "adesso le manca solo una di quelle macchinette
sportive che guida lui"; detto fatto, nella scena successiva Di Caprio è
alla guida di una bellissima Aston Martin DB5 del 1964, e non è tutto, è
persino accompagnato dal tema musicale di James Bond. Quindi, possiamo dedurre
che Spielberg, in qualche modo, abbia voluto omaggiare il mito di James Bond,
al di là del personaggio di Di Caprio che è arrivato al pubblico con estrema
ironia. Il pubblico sorride e si diverte di fronte a questo tipo di omaggio
perché in quel momento un autore (in questo caso Spielberg) solletica una
fantasia e un’ammirazione che in primis è la sua verso il mito e poi è del
pubblico, Spielberg lo sa e il meccanismo funziona, il personaggio di Di Caprio
assume più spessore e viene ancor più recepito dalla massa; anche se si tratta
di un truffatore la gente non può non legarsi a lui, è simpatico, scaltro, non
fa male a nessuno e dulcis in fundo vorrebbe anche essere come James Bond. E’
la prima inquadratura su James Bond, nel film 007. Licenza di uccidere (1962),
che fa nascere il mito, un Bond inquadrato di spalle, seduto al tavolo di un
casinò con di fronte una bellissima ragazza (Eunice Gayson) alla quale si
rivela (questa volta inquadrato in primo piano con tanto di sigaretta
all’angolo della bocca e smoking impeccabile) con la battuta più famosa del
mondo "Bond, James Bond". Da questo momento è impossibile non amarlo,
non farlo proprio, non tentare (anche solo una volta) di essere come lui. Nel
film La regola del sospetto (2003), Al Pacino, addestratore di spie della CIA
spiega ad un allievo come si dovranno muovere per un’azione, l’allievo (Colin
Farrell) tra il preoccupato e il divertito dice "insomma… dobbiamo essere
come 007". E ancora, nel film Lost in translation (2003) il protagonista,
Bill Murray, deve girare uno spot, è in smoking e il regista gli chiede di fare
un’espressione alla 007, Bill Murray, sorpreso e divertito, tenta una
"triste" imitazione di Sean Connery, il regista lo richiama pretendendo una posa alla Roger Moore. Ecco, questi sono altri brevi esempi che in
modo esplicito sono indirizzati ai fans di James Bond ma sfruttati anche per
dare più respiro ai film stessi. Poi, uscendo dalla sala cinematografica, Bond
diventa quasi un feticcio, nel senso che il vero amante del mito Bond non può
non possedere almeno tutti i libri di Ian Fleming e i DVD dei film, per
cominciare, senza contare vari altri tipi di gadget necessariamente legati ai
set come automobiline, diorami, pupazzetti, ecc. ecc. Ciò che contribuisce
ulteriormente ad allargarne la fama è l’insieme di pubblicazioni a lato,
diciamo così, relative appunto al personaggio di Bond, che quasi come elemento
di supporto antropologico, passa a descrivere il personaggio durante le riprese
dei film, la promozione e fuori dal set. Questo collaudato meccanismo sgancia
definitivamente l’attore dal personaggio permettendo così al fan di legarsi
anche a un attore piuttosto che a un altro, quindi, Sean Connery sarà sempre
quello che più di tutti ha saputo caratterizzare 007, George Lazenby resterà
sempre quello che ne ha girato uno solo, Roger Moore quello che ha reso il
personaggio più ironico e leggero, Timothy Dalton rappresenterà quello della
scelta azzardata, Pierce Brosnan la rinascita di James Bond mentre Daniel Craig
quello delle polemiche legate al necessario cambiamento cinematografico. James
Bond sopravvive comunque agli occhi dei fans, basta che sia 007, al resto poi
si fa l’abitudine, sopravvive al tempo e anche al cinema stesso, va oltre, e
quest’anno compie cinquant’anni, è l’esempio più longevo di personaggio
cinematografico mai creato prima.
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