di Gianandrea Garino
Ho avuto la possibilità lo scorso giovedì 30 marzo di poter partecipare ad un interessante convegno sul tema “I Carabinieri & il sevizio di Intelligence” presso la prestigiosa sede del Museo Storico dell’Arma in Roma, per noi epigoni di Ian Fleming, l’occasione era imperdibile. A dire il vero per poter illustrare efficacemente l’argomento sarebbero occorsi alcuni giorni di seminario ma i relatori con il poco tempo a disposizione sono riusciti a fare un excursus esaustivo ed affascinante.
Ho avuto la possibilità lo scorso giovedì 30 marzo di poter partecipare ad un interessante convegno sul tema “I Carabinieri & il sevizio di Intelligence” presso la prestigiosa sede del Museo Storico dell’Arma in Roma, per noi epigoni di Ian Fleming, l’occasione era imperdibile. A dire il vero per poter illustrare efficacemente l’argomento sarebbero occorsi alcuni giorni di seminario ma i relatori con il poco tempo a disposizione sono riusciti a fare un excursus esaustivo ed affascinante.
Sin dalle sue origini, parliamo
oramai di 2 secoli fa, l’Arma consentiva al proprio personale di poter operare
in borghese per lo svolgimento di indagini particolarmente delicate, cosa non
consentita ad esempio ai militari della Gendarmeria Francese. Ci si poteva
addirittura radere i baffi, all’epoca vero e proprio segno d’appartenenza della
condizione di militare. Con l’unità
d’Italia, gli Stati Maggiori cominciano a costituire il primo embrione di un
ufficio per la raccolta delle informazioni d’interesse strategico per la
nazione ma la vera e propria svolta avviene con lo scoppio del primo conflitto
mondiale. In poco tempo, con il contributo di molti ufficiali provenienti
dall’Arma si creano i primi uffici incaricati del controspionaggio ma anche
della raccolta d’informazioni tramite infiltrazione di agenti nei territori
controllati dal nemico. Quest’ultima esigenza si implementerà dopo la ritirata
sulla linea del Piave e la conseguente occupazione del territorio da parte del
nemico. L’attività di controspionaggio
diventa così importante da sottrarre molti carabinieri al combattimento vero e
proprio sul fronte, restano ovviamente i compiti istituzionali di polizia
militare e controllo del territorio che tanto contribuiscono a dar loro una
forma mentis molto predisposta al cd servizio informazioni.
Dobbiamo aspettare il 1925 per
vedere la creazione del SIM (servizio informazioni militari) che raggruppa
personale di tutte le forze armate. In quegli anni si raccolgono i frutti
dell’esperienza maturata nella grande guerra. Siamo ancora in un ambito
prettamente militare dipendente dagli stati maggiori. Il ministero dell’interno
procede su una strada parallela anche se i compiti non sono sempre
sovrapponibili a quelli del SIM.
Con lo scoppio della seconda
guerra mondiale e con l’occupazione della Sicilia da parte degli alleati,
l’Arma entra in contatto con inglesi e soprattutto con gli americani. Gli
alleati affidano ai carabinieri il controllo del territorio, se pensiamo a
quello che è successo negli anni recenti in Irak con l’immediato scioglimento
del precedente apparato dello stato, ci accorgiamo di quanto sia importante non
perdere memoria del passato. Il SIM viene ricostituito quasi subito a Brindisi
in territorio liberato dove si trova il governo del Re, gli alleati però creano
in seno all’arma il misterioso “battaglione 808” struttura dedicata a
spionaggio e controspionaggio dipendente amministrativamente dal Comando
Generale ma per l’impiego direttamente dal comando alleato. Al nord in seno
alla repubblica sociale alleata dei tedeschi viene creato il SID diretto
antagonista della struttura controllata dagli alleati. Al fine di creare confusione e depistaggi il
SID continuerà per tutta la durata della guerra ad usare carta intestata del
SIM. Potrebbe sembrare un particolare insignificante, in realtà nel mondo dello
spionaggio non è così.
Con la fine della seconda guerra
mondiale e le pesanti clausole armistiziali, gli alleati tentano di disperdere
uomini e professionalità del “battaglione”, in realtà si sono accorti di quanto
i carabinieri siano bravi in questo ambito!
L’ingresso dell’Italia nella Nato fa cadere vincoli e clausole
vessatorie, il SIM diventa SIFAR (Servizio Informazioni Forze Armate). Solo nel
1977, con una sorprendente maggioranza trasversale in parlamento, vedremo i
servizi di intelligence (militari e civili) passare direttamente sotto
l’autorità di governo prima con SISMI e SISDE e successivamente con le attuali
agenzie AISI e AISE.
Siamo arrivati ai nostri giorni,
tempi difficili ed incerti connotati da una forte minaccia terroristica, le
attività operative e di analisi prima nettamente separate tendono oggi a
sovrapporsi ma la forma mentis dell’arma, polizia ad ordinamento militare
fortemente radicata sul territorio nazionale che gode della fiducia della
popolazione rimane sempre efficace. I recenti attentati in altri paesi europei
infatti hanno messo in luce una difficoltà di comunicazione tra servizi
d’intelligence e forze di polizia. Chissà cosa avrebbe pensato Ian
Fleming di tutto ciò.
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