Ammetto di essere stato forse un po’ duro con il precedente
apocrifo bondiano di Anthony Horowitz, Trigger Mortis. Non mi era dispiaciuto
del tutto ma alcune parti, segnatamente la corsa automobilistica che pure
veniva da materiale originale fleminghiano, e il combattimento sul treno
finale, non mi avevano convinto. Visto che, bondiani una volta, bondiani per
sempre, ho deciso di leggere e valutare anche questo Forever and a Day, sempre
nella speranza che siano tradotti entrambi i romanzi in italiano. Per la verità
considerata la lunghezza in una collana economica ci starebbero proprio bene,
considerato che anche gli apocrifi di Raymond Benson fecero una bella figura.
Decisamente l’idea di affidare ad autori famosi gli apocrifi per poi
pubblicarli, almeno in Italia, con marchi da libreria e un prezzo troppo alto
per quello che il nostro mercato consente, non è stata una grande idea.
Sebastaian Faulks scrisse uno dei peggiori apocrifi mai pubblciati, Deaver sarà
stato anche un appassionato ma stravolse formato e personaggio tanto da
renderlo irriconoscibile. Boyd fece un ottimo lavoro ma Einaudi lo pubblicò
togliendo tutto ciò che c’era di’ bondiano’ nella confezione e forse non se n’è
accorto nessuno. O forse in Italia 007 è davvero un fenomeno eminentemente cinematografico.
Da qui l’idea che in economica potrebbe funzionare meglio. Veniamo a Forever
and a Day affidato a Horowitz che, se non lo sapete, è uno specialista di
pastiches, trai quali uno holmesiano pubblicato dal Giallo Mondadori, ma anche
di altri Mystery ambientati nell’epoca vittoriana. Uno scrittore per tutte le
stagioni. Un professionista, diciamo. Credo che la direttiva da parte degli
eredi di Fleming sia stata di riproporre per lunghezza, trame e stile qualcosa
che poteva agganciarsi al lavoro originale del papà di 007. Non stupisce che
anche qui si ritrovino idee di un concept scritto da Fleming e mai utilizzato
per una serie di telefilm. Ma è solo un dettaglio in una storia originale che
ci riporta al 1953. James Bond ha appena concluso (con qualche ragionevole
perplessità) la doppia missione di omicidio che lo inserisce nelal sezione
doppio zero, mostrando, con disappunto di M, un’esitazione al momento di
tagliare la gola al secondo bersaglio, quasi volesse accertarsi di essere nel
giusto. Non è questo che gli viene richiesto. Ma la prova l’ha superata. Resta
solo da assegnargli il numero. E quale scelta migliore di 007? Il precedente
agente con questo numero, infatti, è stato ucciso con tre colpi di pistola a
Marsiglia nel corso di un’indagine complessa che lega un industriale americano
della produzione della pellicola per film, un famoso capoclan corso, Jean Paul
Scipio e che vede compromessa una ex agente del SOE, diventata una
indipendente. Sixtine, donna affascinante, un po’ più anziana di Bond e con
molti letali segreti. C’è anche un agente americano, Griffith, che, a ragion
veduta, non è Leiter. Come mai il traffico di eroina proveniente dalla Turchia
sembra essersi improvvisamente fermato? Tra le letture che lo hanno ispirato
Horowitz cita la politica dell’Eroina nel Sudest asiatico di McCoy che fu anche
il mio vademecum per Lacrime di Drago. Insomma il romanzo mi ha catturato sin
dalle prime pagine. Per il suo Bond ancora giovane, determinato ma forse non
ancora ‘sgamato’ come nelle successive missioni, sia in amore che in guerra. Ma
la formula ‘amore la sera e morte la mattina’ resta. Gli appassionati
troveranno tutto ciò che amano. Le descrizioni minuziose di locali, abitudini,
pranzi e dettagli tecnici. Non manca neppure la partita al casinò. L’azione ma
anche il sentimento. Il passo è quello, come la scrittura, degli anni ’50. E in
questo Horowitz è bravissimo. Il romanzo potrebbe essere stato scritto da
Fleming. Ha un po’ (non tanta) azione in più, ma non mancano quei momenti di
sentimento e introspezione che si sono persi al cinema. Alla fine un romanzo
diverso dalle spy stories che si scrivono oggi. Piacevolissimo, però, per i fan
dello spionaggio avventuroso che possono compiere un salto nel passato e
godersi in un numero ragionevole di pagine una storia che Terence Young avrebbe
filmato con la sua abituale maestria. Se mi è consentita una fantasia nei ruoli
di Bond e Sixtine mi piacerebbe vedere con quella straordinaria macchina
fantastica che è l’immaginazione e che non bada al tempo, Henry Cavill (che per
me potrebbe essere un ottimo 007 giovane) ed Eunice Gayson che ci ha lasciato
proprio poco tempo fa ma resterà Sylvia Trench. Forever and a Day
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